Mario Abis – 1983
In occasione della sua prima mostra personale a Belluno si disse che i lavori di Antonia Fedon dovevano essere osservati con attenzione. Dopo appena qualche anno posso affermare che va dato merito a Lei dei risultati conseguiti con la volontà e con l’impegno continuo,volti a dar contenuto alla pittura libera nella fantasia compositiva e nel colore a volte sorprendente, per la liricità degli accordi. Colore che si avvale di quel tanto di ricordo che nella mente si matura in riflessi puri e tersi del paesaggio, in un suo modo di osservazione errabondo e mistico tanto da perdersi in esso e di riproporlo poi con nostalgia e timore come di chi scendendo dalle valli limpide d’aria e di colore incontrino le velate e misteriose trasparenze lagunari.
La tecnica acquisita e le sue doti pittoriche ne consentono una perfetta capacità espressiva, come nel quadro in cui descrive il bacino del Vajont in occasione delle iniziative culturali promosse per ricordare il ventennale della tragedia: in questo la prevalenza e l’uso dei toni blu delle montagne, che incombono sulle acque ancora immobili, rende in modo egregio e lirico la minaccia e la tragedia quasi in atto. Il sole in secondo piano, che tenta di ostacolare ciò che sta quasi succedendo, rappresenta bene la fiducia e la speranza nella capacità ricostruttiva degli uomini.
Fiducia e speranza che si trova in tutti i suoi quadri e che sono i motivi prevalenti ed immediati della sua pittura quasi un messaggio costante e ripetuto a convincere se stessa e chi osserva, della loro necessità.
Tutto ciò servirà ad Antonia Fedon per proseguire il suo percorso artistico con impeto fresco e con dedizione massima, tirando così dalle sue opere pittoriche quel senso di libertà e felicità che solo l’arte sa donare.
Mario Abis.