Gian Battista Stefilongo – 2001
Saper parlare attraverso le proprie opere è la forma comunicativa, espressiva che appartiene ad ogni artista e Antonia Fedon possiede questo talento: sa comunicare con chi vede ed entra in sintonia con le sue opere.
Il suo colloquio è discreto, fatto di piccole e grandi cose, sa sviluppare un discorso dove la semplicità si sposa alla poesia.
I suoi dipinti tendono all’essenza dei soggetti rappresentati con freschezza e spontaneità di linguaggio, uniti ad una maestria veramente notevole.
La forma, che dà corpo agli esseri viventi e agli oggetti del mondo che Antonia rappresenta, viene espressa artisticamente in due tematiche che a lei sono proprie: una, quella del sogno e della fantasia, che l’avvicina ai temi cari al surrealismo, è probabilmente per lei stessa la più diretta forma espressiva, quella che maggiormente le viene dal profondo; l’altra è quella dell’aderenza al vero, a ciò che viene dal reale, in concreto dalla figura e dal paesaggio; forme delineate, costruite nell’immagine poetica, in modulazioni geometriche sotto cieli luminosi e solari.
E’ in questa pittura, dove peraltro la fantasia e l’immaginazione non hanno un ruolo minore, che ritrovo un fare e un costruire l’immagine secondo modalità che mi piace dire “architettoniche”, in cui, per ragioni esistenziali, non posso che ritrovare me stesso.
Altro elemento fondamentale, che vivacizza e dà una straordinaria forza espressiva alla pittura di Antonia, è il colore, che a me pare un colore “tonale”, matericamente integrato e complesso, che pervade ed unifica ogni immagine di ogni sua opera.
Ora più cupo ed intenso, che ben realizza la forma “implosa” della sua vena fantastica, ora più luminosa ed “esplosa” nelle opere che meglio si accordano all’idea del costruito e del geometrizzante.
Questa è la pittura di Antonia Fedon, come l’ho conosciuta e come è possibile riconoscerla nel suo sviluppo nel tempo.
I suoi quadri li ho già visti a Venezia nel Palazzo delle Prigioni Vecchie nel 1993 e successivamente nel 1996, a Palazzo Crepadona a Belluno, in una personale molto importante e molto impegnativa, in cui prevalente era la sua vena surreale, tematizzata nella interpretazione pittorica dei racconti di Dino Buzzati.
Ritornano oggi, in questa sala del Palazzo dei Servizi di Sedico, a distanza di cinque anni, con una mostra più arricchita e variegata, sotto certi aspetti diversa per le forme espressive delle opere esposte e per i nuovi materiali con cui alcune di esse sono state realizzate: dipinti ad olio, arazzi, quadri su vetro e sculture in vetro.
Sono soprattutto i vetri che in questa esposizione costituiscono le opere più originali e nuove per la loro realizzazione.
Vi sono alcune piccole sculture trasparenti e blu, ottenute per fusione del vetro entro una matrice desunta dai disegni della loro autrice, con la fattiva collaborazione del maestro vetraio veneziano Gianni Rizzi e successivamente riprese a freddo dall’artista per dar loro maggiore espressività.
I dipinti su vetro, poi, che sono pitture su bassorilievi in vetro, ottenuti per fusione, e pennellate dall’artista con particolari prodotti vetrari, costituiscono le migliori composizioni di tale nuova modalità artistica.
Anche se una componente della realizzazione di queste opere è dovuta alla forza casuale del fuoco, non si può non riconoscere che la parte principale e preponderante sia dovuta all’altra componente e cioè all’intenzione artistica e alla ricerca formale che danno struttura alle figurazioni e fanno assumere ad esse, attraverso il tocco della mano di Antonia e attraverso il colore, quella complessità luminosa e intensa che ho chiamato “tonale”.
Ad Antonia Fedon va dato merito non solo della pregevole e ricercata cromaticità della propria pittura, ma anche di una capacità di saper veicolare i messaggi attraverso simboli ed immagini, che spesso sono la trasformazione magica della realtà.
Cromaticità, architettura di immagini, comunicazione, ma anche continua e costante ricerca del nuovo, per dare vivacità alle opere e per tenerle sempre aderenti alla realtà in continuo divenire, sono le componenti fondamentali che rendono la pittura di Antonia Fedon bella a vedersi e che sa suscitare emozioni.
Gian Battista Stefinlongo, Venezia 2001