Elena Fontanella – 1990

Sogno. Morbidi cambiamenti di colore, impalpabile vanificarsi della realtà che persiste, ma si disgrega, si mescola, mentre i suoi colori tendono al buio, al nero…al sogno.
Sarà una sensazione, ma l’atmosfera onirica sembra pervadere le tele di Antonia Fedon.
L’artista bellunese espone le sue esperienze pittoriche dal 20 ottobre per tutto il mese alla Galleria La Telaccia.
Sembra che questa Torino autunnale che si specchia nelle sue pozzanghere ben si adatti alla scala pittorica di questa artista.
Immagine a riflesso dunque? Non c’è domanda più ovvia per questa sensazione di penombra che spegne tutt’intorno i colori della tela smembrandoli, mentre poche forme ancora emergono come esili baluardi di luce e vivacità.
Pittura calma e pacata quella della Fedon, né appagata di mete raggiunte né presuntuosa di conclusioni definitive, ma in continua evoluzione e ricerca. L’esperienza della pittrice infatti si identifica in vari impegni culturali che Mario Morales ha chiamato “cadorina, bellunese e veneziana”.
Ma la sua pittura meglio si addice alla laguna, nel trascolorare di questo suo tenue “fauvismo crepuscolare”.
E’ una pittura di vento, di atmosfera che veste la città di pioggia e di nebbia. I ricordi dei colori rimangono come esili madrigali dagli indistinti accordi creati dalle loro sfumature.
“ Cannaregio”, “Venezia”, “Le vele”, “La Laguna” catturano con la malinconia del colore che si dipana in morbidi sfumati, creando tenui miraggi del reale.
Questa Venezia vive rifiutando ogni grafia, ogni identificazione, per rinchiudersi in pennellate grigie verdi e azzurre, segrete e sensuali come evanescenti riflessi di ponti, di canali, di vita. Ma in questo scenario indistinto da tenda teatrale appare il colore, i suoi gialli , i suoi rossi e con l’attrito della sua evidenza ci fa stupire, come il solitario urlo di un gabbiano nel silenzioso biancore della nebbia lagunare.

Elena Fontanella, Torino.