Agostino Perale – 1993
Antonia Fedon ha letto Dino Buzzati con grande attenzione avendo, contemporaneamente, l’occhio alla propria tavolozza: e ha scelto quella parte della poetica dalla quale poter cogliere non tanto i pur squisiti particolari, quanto – piuttosto – le ragioni stesse che hanno suggerito allo scrittore bellunese i temi dei suoi racconti, delle sue favole: il bosco che non poteva essere che “vecchio”, i pensieri di Barnabo necessariamente legati alle sue montagne e così via.
Nulla, quindi, dei quadri di Antonia Fedon è illustrativo del brano scelto: ne diventa piuttosto la “espressione” più vera, più sofferta, più astratta dal reale senza tuttavia tradirlo. Anzi, il botro (ricordo il valloncello scosceso dietro la Cappelletta di Valmorel) che si spalanca davanti al Barnabo è veramente un baratro senza fondo e senza possibilità di ritorno. I blu di Prussia e di cobalto, la lacca geranio, i verdi cupi fanno il resto: con l’accento acuto dei gessetti bianchi tenuti in superficie per uno spessore immaginifico di pensieri vaganti sempre in procinto di sprofondare irreparabilmente.
E così il drago morente è ancora e già caverna e mistero: e tutta la montagna attorno è un sussulto.
Mentre nel cielo e nei riflessi i globi delle nuvole, dei soli restano impassibili e sono quasi la firma della pittrice.
La passione, che di altro non si può parlare,di Antonia Fedon per la geometria ha trovato momento di espressione in una ricerca quasi puntigliosa di quei racconti, di quei brani dove il poeta-scrittore incontra le città: dove il fantasma delle case, ora con le finestre illuminate nella notte, ora addirittura senza finestre, si realizza in prospettive grigie orfane della montagna.
Ancora una volta si sente la presenza astratta del “babau” nella scelta dei colori forti, delle linee impietose per essere messe a contrasto con la figura tenera e trasparente dell’adolescente nuda.
Ancora l’astrazione voluta nella genesi: dove il reale che sta per compiersi è ancora indefinito per la presenza in primo piano della ruota trasparente del pavone ed il caos dei blu, in conflitto fra di loro, attende l’attimo fresco dell’inizio aurorale.
Agostino Perale.