Antonio Vedani – 1988

L’equilibrio  raggiunto in molte delle sue opere, dove il colore, depurato dal suo aspetto più barocco e ridondante, ricondotto nell’alveo della sua gamma sentimentale, si fa meno sensuale, meno sapido, senza nulla perdere della sua brillantezza, fa chiaramente intendere che la Fedon vuole interessare la sua pittura di urti e di attriti, con un rifiuto netto ed inequivocabile della stilizzazione per cercare corrispondenze segrete e sotteranee, che ci diano una dimensione del mondo diversa da quella usuale, come attraverso un caleidoscopio di sortilegi sempre rinnovantisi.
La preferenza di Antonia Fedon va al paesaggio di cui sa cogliere significati e atmosfere che trascendono dalla pura rappresentazione per convogliare verso una delicata poetica sottolineata da vasti spazi del dipinto e dell’aria che circola in esso. La sua pittura sorge così in plastica omogeneità indipendentemente dalle suggestioni della ricerca, offrendo egualmente un concetto di strutture straniate dalla tentazione mondana e forse ormai un po’ cicisbea dell’analisi.
Ecco allora barche semisommerse, smorzature di paesaggi, colti su una natura che è presentimento di orizzonti, acque lasciate al tempo e senza ritualità metaforiche per una sollecitazione formale arricchita di volumi e sobria di suggerimenti.
Quello che l’artista propone è quello che vediamo.
Quello che ci rappresenta è ciò che viviamo.
Quello che ci illustra è quanto percepiamo in una continua manifestazione dei sensi davanti alla vita.

Antonio Vedani, Torino.